Il lavoro di modella mi ha sempre affascinata, ma non credevo che
facesse per me perché non ho mai rispecchiato i canoni estetici che la
società impone; quando avevo 15-16 anni ho iniziato a vedere le prime
modelle curvy, come Ashley Graham e Candice Huffine, e mi si è aperto
un mondo. Finalmente potevo prendermi una bella rivincita su tutte
quelle persone che, quando ero piccola, mi dicevano “sei così bella,
se solo fossi magra potresti lavorare come modella!”.
All’inizio non è stato facile, perché ero minorenne e i miei genitori,
lavorando entrambi, non riuscivano a portarmi a Milano, cuore della
moda italiana; dunque, per spiccare il volo ho dovuto aspettare di
compiere 18 anni. Una volta maggiorenne, ho iniziato a viaggiare per
lavoro e questa cosa mi piace tantissimo! Vedere posti nuovi,
conoscere tantissime persone, ognuna con esperienze diverse, mi
diverte da matti! Anche posare mi fa stare bene, quando riguardo gli
scatti vedo la persona che vorrei sempre essere: in ordine, sistemata
e sicura di me. Ovviamente, come in tutti i lavori, ci sono lati
positivi e negativi: partire alle 3 o alle 4 di mattina, per esempio,
non è proprio comodissimo, ma ci si adegua!
È altalenante: ci sono giorni in cui mi sveglio e mi sento bene con
me stessa e mi piaccio e altri in cui, invece, mi vedo malissimo. Sono
arrivata alla consapevolezza che sia la normalità, non possiamo essere
sempre perfetti, siamo umani e ci sta che una mattina ci svegliamo con
le occhiaie più marcate del solito perché abbiamo dormito poco o che
alla sera le gambe siano gonfie perché abbiamo faticato tanto durante
il giorno.
Il rapporto che ho oggi con il mio corpo è frutto di
molti anni di lotte contro me stessa, in cui non mi piacevo perché
sentivo di non rispettare gli standard, perché magari non trovavo la
taglia dei vestiti che adocchiavo. Certo, ci sono anche stati dei
momenti in cui mi sono sentita bene, magari quando le mie amiche si
lamentavano dei loro fisici e dicevano di invidiare qualcosa in me,
come per esempio il seno abbondante. Tuttavia, è stato solo quando ho
iniziato a vedere rappresentazioni inclusive intorno a me e sui social
che ho cominciato ad apprezzare di più la mia fisicità.