Lo chiamiamo un po’ in anticipo e ci risponde «Datemi 5 minuti che
scendo dal tapis roulant». Inizia così una lunga e piacevole
chiacchierata con una persona che ha grande consapevolezza e memoria
del suo percorso di cura e che ha molto ben chiare le idee sulle cose
davvero importanti in questo cammino: «Affidarsi a medici competenti,
a un team di specialisti che conoscano bene la materia, per non
perdere tempo ed energie. Insieme alle persone che questa lunga strada
la percorrono accanto a te, la famiglia innanzitutto».
Signor Gabriele, qual era la sua problematica legata al peso e in che
modo influiva sulla sua vita quotidiana?
Sono affetto da obesità fin dall’infanzia, ma intorno ai 10-12 anni
ho avuto un’acalasia esofagea, una malattia dell’esofago che mi ha
fatto perdere molto peso. Fino ai 27 anni circa sono rimasto magro e
mi sono sposato a quell’età che pesavo 69 kg, poi ho trovato una
soluzione all’acalasia esofagea, ma insieme alla salute ho recuperato
peso. Sempre di più e in maniera costante, fino ad arrivare a pesare
più di 170 kg. Nonostante questo, la mia vita è sempre stata dinamica,
il mio lavoro mi ha portato a girare molto l’Italia e a vivere in
hotel per circa un decennio. Da sempre iperattivo, ho dovuto spostarmi
spesso lungo lo Stivale, sempre con il mio grande ingombro e con tutto
quello che ogni giorno mi precludeva, oltre a problematiche di salute
che nel corso degli anni si sono aggravate, causandomi non pochi
disagi. Periartrite, dolori muscolari, mal di schiena costante: non mi
sono mai fermato, ma è stato molto faticoso.
Quali sono stati gli eventi principali che hanno segnato, in positivo e
in negativo, il suo percorso di perdita di peso?
Per cercare di stare meglio ho deciso di operarmi, ho fatto un
intervento di riduzione gastrica e ho perso improvvisamente quasi 80
kg, ma i miei valori pressori ne sono usciti completamente sballati,
pressione massima a 90 e minima a 30. Questa situazione mi ha
costretto a vivere in una condizione di immobilità quasi totale.
Riuscivo a malapena ad alzarmi dal letto, ero sempre affaticato, avevo
capogiri frequenti e difficoltà a muovermi, tutto a causa del peso
perso in maniera eccessiva e troppo in fretta. Gli esperti che mi
seguivano allora mi consigliarono di ingrassare un po’, ma la cosa
sfuggì al mio controllo e in breve tempo ripresi così moltissimi
chili: tornai a pesarne più di 160 kg.
Quali sono stati i passi che meglio hanno contribuito al successo della
sua terapia?
Nel 2018 la svolta: ho incontrato una dottoressa assai competente,
che mi ha letteralmente salvato la vita. Mi sono affidato a lei, che
mi ha suggerito di partecipare a un percorso di nutrizione alimentare
specifico per persone con obesità, una specie di ritiro di clausura
nel quale, oltre a nozioni sulla più corretta alimentazione, ho
praticato quotidianamente sport, seguito da un competente team di
fisioterapisti, psichiatri e psicologi. Ho passato lì un mese ed è
stata un’esperienza straordinaria: lì ho appreso che gestire la mia
obesità era possibile. Nel frattempo la dottoressa mi ha prescritto
anche una terapia farmacologica con un nuovo farmaco iniettivo, che
con me ha funzionato - e funziona tuttora - molto bene perché mi aiuta
a controllare la fame compulsiva. Il medicinale mi dà una maggiore
sensazione di sazietà e per questo lo prendo tutti i giorni, con
costanza, perché so che mi è di grande aiuto.
L’obesità è una malattia cronica che richiede un approccio costante. Ci
sono stati momenti di particolare sfiducia/sconforto in cui ha pensato
che non ce l’avrebbe fatta? Se sì, come li ha superati?
Molti: la vita con l’obesità è fatta di momenti anche molto bui, di
depressione e instabilità, di crisi compulsive. Nel corso degli anni
ne ho avute diverse durante le quali ho mangiato di tutto, stando poi
davvero molto male e di questi episodi ne ho avuto qualcuno anche di
recente, ma ho sempre avuto la prontezza e la saggezza di rivolgermi
subito al medico, per avvisarla delle mie crisi e così siamo riusciti
a superarle. Sono anche stato in terapia psichiatrica perché
tristezza, depressione e demotivazione fanno parte del percorso. Farsi
aiutare senza tentennare, senza aspettare che la situazione si risolva
da sola è fondamentale, è la chiave di volta per andare avanti con
tenacia e determinazione.
Quanto è stato importante il rapporto con il medico e il team
dispecialisti che l’hanno seguita?
È fondamentale, davvero una parte gigantesca del percorso di
convivenza con l’obesità. Sono stato fortunato perché nella dottoressa
che mi ha seguito ho trovato uno specialista preparato e umanamente
molto vicino ai suoi pazienti. Ha saputo ascoltare e capire la mia
storia, mi ha prescritto il farmaco giusto e mi ha spiegato con
pazienza i vantaggi di un’alimentazione sana e l’importanza di
praticare quotidianamente attività sportiva. Oggi cammino tutti i
giorni, se posso all’aperto, per un’oretta, se il clima non lo
consente, sul mio tapis roulant. La dottoressa mi è stata vicina anche
quando ho avvertito qualche problema, come nausea e tremori: mi ha
consigliato di sospendere il farmaco per un paio di settimane e poi di
riprenderlo, e tutto si è sistemato. La perdita di peso con il
medicinale iniettivo non è stata improvvisa come mi era capitato dopo
l’intervento di riduzione gastrica. È un calo ponderale progressivo e
graduale, certamente più corretto per il mio caso. Non mi è mai stata
prescritta una dieta restrittiva, ma mi è stato insegnato come
mangiare in maniera sana: per esempio, mangio poco ma molto spesso,
faccio tre spuntini al giorno, yogurt magro, frutta e verdura, qualche
biscotto. Così tengo a bada la fame per tutto l’arco della giornata e
arrivo al momento del pranzo e della cena senza fame eccessiva. Gli
specialisti che si sono presi cura di me mi hanno insegnato come
prendermi cura a mia volta di me stesso.
Come sta affrontando ora nel quotidiano il suo percorso di mantenimento
del peso?
Oggi assumo il farmaco iniettivo tutti i giorni, pratico attività
motoria quotidiana e mi nutro con un’alimentazione bilanciata. Peso
110 kg e sto bene: la periartrite ce l’ho sempre, ma i dolori alle
ossa e alla schiena sono molto inferiori rispetto al passato. Ho gli
acciacchi legati alla mia età (76 anni), ma con quelli bisogna
imparare a convivere.
Dallo specialista vado una volta ogni 3 mesi. All’inizio
l’appuntamento era ogni 15 giorni, poi una volta al mese, e ora siamo
arrivati a vederci ogni 3 mesi, ma se mi capita un momento di crisi o
mi viene qualche dubbio sull’alimentazione o sul farmaco, la chiamo
subito. Mi ha detto che d’ora in avanti dovrò perdere al massimo un
paio di chili ogni 2 mesi perché il nostro obiettivo non è più perdere
molto peso, ma stabilizzarlo, e ci riusciremo procedendo su questa
strada, sempre insieme.
Da paziente a paziente, quali consigli si sentirebbe di dare a chi sta
per intraprendere un percorso come il suo?
Affidarsi a specialisti che conoscano davvero l’obesità, che sappiamo
dare istruzioni corrette dopo aver ascoltato la storia personale di
ognuno. A me è servito moltissimo il percorso che ho frequentato per
un mese, perché mi ha dato gli strumenti per gestire la mia malattia.
Il fai da te, invece, non serve a nulla, così come le diete non
personalizzate. È utile, invece, un medico che creda in te e al quale
tu possa rivolgerti anche quando la terapia non funziona, quando hai
dubbi e tentennamenti. Serve un rapporto bilaterale con il medico,
sincerità e consapevolezza, da parte di entrambi.
E poi avere accanto persone che sappiano incoraggiarti, perché la
vita con l’obesità è fatta di momenti davvero molto difficili.
Qualcuno che si occupi di te e si preoccupi per te è di grande
supporto, soprattutto quando le cose non vanno come vorresti e ti
viene voglia di mollare tutto.